Andrea Cattabriga


Perchè questo sito è fatto così

Il mio sito – ma credo come quello di tutti – è una cosa viva, viva per lo meno quanto lo è l’interesse verso il comunicare e l’equilibrio tra vanità, strategia di posizionamento, cose da dire e tempo a disposizione. Per questo vive di alti e bassi, di cambiamenti repentini, con la promessa ogni volta sempre la stessa, che sia quella buona per una veste stabile e destinata a farlo crescere (parallela all’impegno di aggiornare i contenuti). Nessun re-design fa eccezione o quasi, quindi mi limito a riportare le riflessioni che ho fatto questa volta.

  1. uno stack tecnologico che posso controllare. Non sono uno sviluppatore, sono solo abbastanza nerd da ostinarmi a scrivere brutto codice per il gusto di imparare qualcosa mentre lo faccio. Mi da un certo senso di controllo, mi fa pensare di non dipendere da nessuno (a parte centinaia di generosi dispensatori di tutorial, consigli, e dritte sul web), e di essere libero di pensare con meno vincoli (che è un pò un controsenso viste le mie limitate competenze). Alla fine le scelte che facciamo non sono sempre razionali… Poi potrei andare avanti su pippe di libertà, resilienza, autonomia tecnologica etc etc etc, ma non lo farò.

  2. una cosa leggera che non consuma risorse inutilmente Il cambiamento in termini di impatto si fa esercitando attenzione sistematica sui margini di miglioramento in ogni ambito dell’esistenza, e la vita digitale non fa eccezione. Quindi mi sono chiesto perchè montare pesantissimi ed energivori CMS (tipo Wordpress), per pubblicare poche pagine in cui mi interessa dare massima attenzione al contenuto, senza orpelli? Cercare di consumare meno risorse parte dal quotidiano, dalle piccole cose che cambiano i nostri comportamenti (spoiler: no, non viene prima il fermare le centrali a carbone perchè se non cambia la nostra mentalità, nessuno penserà sia necessario fermare quelle).

  3. in italiano In un web di algoritmi e traduttori integrati ed in cui posso benissimo veicolare in inglese su altre piattaforme come Linkedin, la mia scelta è quella di usare la mia lingua nativa, quella in cui penso.
    Per lo meno sul mio sito.